Scrittori in erba

Scrittori in  erba

domenica 4 maggio 2014

Intervista di Giuseppe Baldassarro

In occasione dell'ultimo incontro del PON di quest'anno,abbiamo avuto l'opportunità di visitare la redazione del Quotidiano e di intervistare Giuseppe Baldessarro,famoso giornalista e scrittore.






























giovedì 3 aprile 2014

Personaggi storici citati nel film della "iena" Pif.


GIOVANNI FALCONE
“La mafia non è affatto invincibile. E’ un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio,e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini,ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.” Giovanni  Salvatore Augusto Falcone (Palermo, 18 maggio 1939-Capaci,23 maggio 1992) è stato un magistrato italiano. Fu assassinato con la moglie Francesca Morvillo e alcuni uomini della scorta nella strage di Capaci ad opera di Cosa nostra. Assieme all’amico e collega Paolo Borsellino è considerato uno fra gli eroi simbolo della lotta alla mafia in Italia a livello internazionale.

PAOLO BORSELLINO

“Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare.” Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940- Palermo, 19 luglio 1992) è stato un magistrato italiano. Fu assassinato da Cosa nostra con alcuni uomini della sua scorta nella strage di Via D’Amelio. E’ considerato uno fra gli eroi simboli della lotta alla mafia in Italia a livello internazionale, insieme all’amico e collega Giovanni Falcone.

PIO LA TORRE

Medaglia d’oro al merito civile
“Esponente politico fortemente impegnato nella lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso, promotore della coraggiosa legge che ha determinato una innovativa strategia di contrasto alla mafia, mentre era a bordo di una vettura guidata da un collaboratore, veniva proditoriamente fatto oggetto di numerosi colpi di arma da fuoco da parte di sicari mafiosi, perdendo tragicamente la vita nel vile agguato. Fulgido esempio di elevatissime virtù civiche e di rigore morale fondato sui più alti valori sociali spinti fino all’estremo sacrificio.”
-30 aprile 1982,Palermo. Alle 09:20 del 30 aprile 1992,  con una Fiat 131 guidata da Rosario Di Salvo, Pio La Torre stava raggiungendo la sede del partito. Quando la macchina si trovò in una strada stretta, una moto di grossa cilindrata obbligò Di Salvo, che guidava, ad uno stop, immediatamente seguito da raffiche di proiettili. Da un’auto scesero altri killer a completare il duplice omicidio. Pio La Torre morì all’istante mentre Di Salvo ebbe il tempo di estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di soccombere.

ROCCO CHINNICI

Nel 1975, giunto al grado di magistrato di Corte d’Appello, fu nominato Consigliere Istruttore Aggiunto. Dopo questo omicidio Chinnici ebbe l’idea di istituire una struttura collaborativa fra i magistrati dell’Ufficio (poi nota come “ pool antimafia”).
Il primo grande processo alla mafia,il cosiddetto maxi processo di Palermo, è il risultato del lavoro istruttorio svolto da Chinnici.
Rocco Chinnici fu ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 126 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione ad opera del killer mafioso Antonino Madonia.



SALVO LIMA
Il 12 marzo 1992 insieme ad Alfredo Li Vecchi,docente universitario, e Nando Liggio, suo collaboratore e assessore provinciale, fu ucciso dai killer con tre colpi di pistola.
Nel 1998, nel processo per l’omicidio Lima, vennero condannati all’ergastolo i boss mafiosi Salvatore Riina, Francesco Madonia, Bernardo Brusca, Pippo Calò, Giuseppe Graviano, Pietro Aglieri, Salvatore Montalto, Giuseppe Montalto.
Nel 1963, nel corso di un’indagine, Lima ammise di conoscere superficialmente il boss mafioso Salvatore La Barbera. Salvo Lima, che già all’epoca era comparso varie volte nelle relazioni della Commissione Parlamentare Antimafia ed era stato oggetto di quattro richieste di autorizzazioni a procedere nei suoi confronti per peculato, per interesse privato e falso ideologico. Come afferma nel 1996 un test (l’ ispettore di Polizia di Stato Salvatore Bonferraro) del processo a carico di Giulio Andreotti, Lima fu in rapporti di affari con il costruttore Francesco Vassallo (uno dei progettisti del <<sacco di Palermo>> ), come già documentato in passato dagli atti della Commissione Parlamentare Antimafia.
Nel Settembre 1992 il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, rilasciò alcune dichiarazioni secondo cui il padre di Lima era un affiliato alla cosca mafiosa di Palermo centro. Secondo la sentenza del processo per l’ omicidio dell’ onorevole (emessa nel 1998), Lima si attivò per modificare in Cassazione la sentenza del Maxiprocesso di Palermo che condannava molti altri boss all’ ergastolo; tuttavia però il 30 Gennaio 1992 la Cassazione confermò gli ergastoli al Maxiprocesso e sancì la validità delle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta: per queste ragioni Lima venne ucciso, anche per lanciare un avvertimento all’ allora presidente del consiglio Andreotti, che aveva firmato un decreto-legge che aveva fatto tornare in carcere gli imputati del Maxiprocesso scarcerati per decorrenza dei termini e quelli agli arresti domiciliari.

BORIS GIULIANO
Mancano 5 minuti alle 8 del mattino del 21 Luglio 1979, quando il capo della Squadra mobile della Questura di Palermo, Boris Giuliano, varca la soglia del portone di casa. Quel giorno il sole è splendido. Arrivato sul marciapiede cammina diritto Giuliano, senza voltarsi, senza guardarsi attorno. Con passo deciso si reca fin dentro il bar e ordina un caffè ed un iris. Guarda il cassiere, accenna ad un sorriso con il capo e si trova accanto un paio di avventori. Non ha nemmeno il tempo di bere un caffè che il killer, bianco in viso, spara alla testa da una distanza ravvicinata ed in seguito scappa aiutato dal complice. Muore così un funzionario dello stato con l’ altissimo senso del proprio ruolo; soprannominato dai suoi stessi collaboratori “lo sceriffo”, è stato un altro duro colpo alla città di Palermo in quella sanguinosa ed orribile estate.

Boris Giuliano offre un "Iris" al piccolo Arturo in una scena del film: La mafia uccide solo d'estate.


La Mafia uccide solo d'estate. L'esordio di Pif dietro la macchina da presa.



Il film narra le vicende di Arturo (interpretato dal bravissimo Pif), giovane
palermitano nato lo stesso giorno in cui i "corleonesi" presero il potere della
mafia siciliana. Da quel giorno, infatti, la sua vita
iniziò a camminare di pari passo alla mafia e ai suoi efferati  delitti.Si innamora, sui banchi di scuola, della sua nuova
compagna di classe, Flora (interpretata da Cristiana Capotondi).Per conquistare
il suo cuore prende spunto da un'intervista impartita a Giulio Andreotti sul tema dell'amore
  E ad ostacolare la loro futura storia  sono proprio le vicende criminali. Arturo,allora,si vede costretto a fare i
conti con la mafia e, nonostante i politici affermino che 'essa non esista', la sua esperienza del contrario accresce di anno in anno
 finchè eventi disastrosi non apriranno gli occhi all'intera
città rendendola cosciente di ciò che succede.
« - Ma la mafia ucciderà anche noi?-chiese Arturo terrorizzato e insonne.
 - Tranquillo.-rispose il padre- Ora siamo d'inverno, la mafia uccide solo d'estate. >>

Questo film aiuta i ragazzi a far prendere coscienza del problema coinvolgendoli emotivamente. Le
conversazioni non sono per niente 'pesanti' piuttosto abbastanza scorrevoli e
le scene, sebbene non siano crude, presentano ironia mista a tragicità
alternando momenti comici e grotteschi.

Ha funzionato?
Sì, ha funzionato. Lo scopo principale era quello di colpire i giovani, e ci è
riuscito. E' riuscito a trasmettere il messaggio e ad incuriosirli sulla
situazione attuale e passata.

Wanda, Nina  e Deborah

mercoledì 26 marzo 2014

24 Marzo 1944-Per ricordare le fosse ardeatine

Per ricordare tutto ciò che successe il 24 marzo del 1944,attraverso fotografie...


Aggiungi didascalia







E attraverso video....
1)http://www.youtube.com/watch?v=o9jTPZeO9js
Daniela,Monica,Marina,Agnese,Gabriella,Irene.

La memoria come strumento di difesa della libertà




335. Fosse Ardeatine: il massacro che non avrà mai fine. Potrebbero essere tre cifre qualunque, ma in realtà rappresentano il numero delle vittime del massacro delle fosse Ardeatine . Il 23 Marzo 1944 a Roma, in Via Rasella, dei gruppi partigiani preparano un attentato contro un reparto delle truppe di occupazione tedesche per combattere il nazifascismo. Questa la goccia che fa traboccare il vaso. L’ azione rivoltosa causa un totale di 42 morti tra i soldati tedeschi e, tragicamente, la vendetta da parte delle forze tedesche viene consumata nel sangue. Appresa la notizia Hitler, accecato dall’ira, parla di uccidere da trenta a cinquanta italiani per ogni caduto tedesco, il feldmaresciallo Kesselring dispone che sarebbe stato sufficiente eliminarne dieci. Il giorno dopo si procede con un rastrellamento di massa : detenuti comuni, ebrei, condannati a morte vengono arrestati dalla polizia fascista e condotti come carne da macello su dei camion al luogo scelto per l’eccidio, ovvero le cave sulla via Ardeatina. A gruppi di cinque le vittime scendono in gallerie buie, vengono fatti inginocchiare e, mentre l’ufficiale Priebke pronuncia i loro nomi, un colpo di pistola al collo mette fine alle loro vite. L’esecuzione procede e i cadaveri, ammassati uno sull’altro, arrivano a formare pile alte quasi due metri. Priebke e Kappler fanno esplodere l’ingresso della cava, lasciando che siano il silenzio e il mistero ad avvolgere il crudo ricordo di quel giorno, accompagnati da una sentenza finale : “L’ordine è stato eseguito”. I familiari dei caduti, così come il resto degli Italiani , verranno a conoscenza della tragedia solo tre mesi dopo. I carnefici avranno un destino ben diverso dalle loro vittime : Kappler riesce a evadere dal carcere, Kesselring non sconta la sua pena e viene addirittura preso come esempio dai nazisti bavaresi, Priebke, fuggito a Bariloche, muore a Roma alla veneranda età di cent’anni . Ecco come il cancro del nazifascismo divora un ideale fondamentale quale la libertà, ma è con le armi della memoria e del ricordo che esso può essere sconfitto. 70 anni dopo, il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, insieme al presidente del senato Grasso e alla vicepresidente della camera Sereni, partecipa, deponendo una corona d’ alloro al mausoleo e sottolineando l’ importanza dell’ unità europea,al margine della celebrazione, dicendo: “Bisogna sempre saper ricordare che la pace non è un regalo o addirittura un dato scontato e per quel che riguardail nostro e gli altri paesi europei è una conquista dovuta all’ unità europea, a quel progetto europeo che oggi da varie parti si cerca di screditare”.

-Celeste Gullì, Debora François, Riccardo Santostefano,Rosaria Tripodo, Wanda Mollica, Gaetano Moragas,Chiara Curatola, Nicolò Sergi, Maria Luisa Raffa.

martedì 18 marzo 2014

Finalmente un vero giornalista!

All’ interno del nostro corso di giornalismo  abbiamo avuto come ospite un giornalista in carne ed ossa: Francesco Creazzo. Ex  studente del Liceo Classico, è ritornato fra le mura della struttura che ha contribuito alla sua formazione culturale.

 Per rompere il ghiaccio abbiamo subito cercato di sapere quali sono state le sue prime esperienze nel campo giornalistico e lui ci ha raccontato di aver pubblicato una relazione personale a soli sedici anni su “L’ altra Reggio”, un giornale locale. La sua prima produzione fu nel 2008 su “Calabria Ora”; andò bene e continuò per due anni a scrivere per questo giornale, in seguito, per altri due anni,  si dedicò alla scrittura online, in particolare su Strill.it, finchè non andò via da Reggio. Successivamente ci ha confessato che, soprattutto durante le ore di filosofia, sotto il banco, ai tempi del ginnasio e del liceo, leggeva di tutto: romanzi, biografie… era anche appassionato di fantasy e lo è tutt’ ora, infatti considera la scrittura fantasy come un esercizio di scomposizione e ricomposizione della realtà. E’ stato anche rimandato due volte in matematica, questo spiega anche la sua scelta di aver seguito studi giornalistici. Alla domanda postagli, se il greco gli fosse servito a qualcosa dopo il liceo, ha risposto che gli ha sicuramente reso più facile leggere ed ha anche confermato la teoria che afferma le materie classiche strumenti per aprire la mente. Si è soffermato su questo argomento facendoci passare il significato e l’ importanza di avere una formazione e un’ istruzione le quali ci fungono come una sorta di bussola in tutto quello che facciamo. Nell’ ambito delle lingue classiche, ci ha fatto l’ esempio di quello che è successo non molto tempo fa ad una giornalista che lavorava alla redazione nazionale: Giovanna Chirri. Essa infatti ascoltando nella stanza vaticana il discorso in latino del Papa ai vari cardinali, fu la prima a dare la notizia delle dimissioni dello stesso, precedendo di un ora tutti gli altri giornalisti. Il segreto di questo tempismo fu proprio la sua conoscenza nell’ ambito delle lingue classiche. Ha parlato inoltre della sua esperienza nell’ AGI (Agenzia Internazionale) e ha confessato che lavorare nella redazione nazionale è stimolante, ma noioso. Essendo fonte primaria delle notizie , ci sono tempi di produzione molto rapidi, per questo bisogna essere molto preparati ed efficienti. Fondamentalmente le agenzie si occupano dei canali ufficiali, invece i giornalisti delle redazioni normali vanno per le strade a sentire il giudizio della gente e ad esaminare le notizie con  i propri occhi, proprio perché un giornalista non si può permettere di avere preferenze fra le notizie ed è un tuttologo. Ritornando al passato, molto commosso, ci ha raccontato di esser stato a Lampedusa, di aver visto persone disperate e che non hanno nessuna voglia di stare in Italia e ci ha fatto conoscere una triste realtà quale la ragione per cui queste persone non possono andare dove vogliono: “La carta di Dublino”.  Ha sottolineato la differenza tra immigrato economico (colui che va via dal suo paese per cercare lavoro o per aprire un attività commerciale) e rifugiato (colui che scappa dalla propria patria a causa della guerra o del razzismo e va appunto a rifugiarsi altrove in condizioni disagiate). La sua conclusione, che è anche realtà purtroppo, è che le merci sono libere di circolare e gli uomini no. Ad una  domanda sul suo genere musicale preferito ha risposto che ascolta molto la musica nera: jazz, soul, ragge, rap ecc.. Infine ci ha svelato alcuni trucchi per diventare giornalista e per scrivere degli articoli che prendano il lettore. Il suo trucco personale è quello che mentre scrive immagina di parlare al telefono con sua nonna, infatti un giornalista (soprattutto online) deve essere diretto, artigianale e semplice, perciò se riesce a farsi capire da sua nonna, il messaggio arriverà chiaro a tutti. Un altro metodo, quello più diffuso, è quello delle cinque “W” ed inoltre sul Web di solito l’ attacco dell’ articolo (incipit) deve essere molto chiaro e riassumere tutto il contenuto in poche righe.

Alla fine dell’ incontro ci ha fatto vedere un piccolo video su Youtube di Hans Rosing che rappresentava un grafico della crescita di tutti i paesi del mondo da un po’ di anni a questa parte. Con questa scusa ha aperto una piccola parentesi sui mass media e sui vari linguaggi e i vari mezzi di comunicazione. Non ci abbiamo pensato due volte quando ci è stato proposto di farci una foto con lui ed abbiamo immortalato quel fantastico momento tutti insieme.

-Riccardo Santostefano                                                                                                                           18/03/2014


lunedì 17 marzo 2014

Faccia a Faccia con Francesco Creazzo, giornalista, già studente del Campanella.

Francesco Creazzo, giovane giornalista, lunedì 10 marzo è tornato nel suo 
Il giornalista Creazzo  ospite al Campanella
vecchio liceo, il Tommaso Campanella di Reggio Calabria, ospite ad un corso pomeridiano per aspiranti giornalisti/scrittori. Il giornalista, basandosi sulle domande poste dai ragazzi, inizia il discorso spiegando che è iniziato tutto quando a soli tredici anni pubblica una sua riflessione su: "L'altra Reggio", da qui ha iniziato la sua scalata verso il successo che lo porterà poi a scrivere per giornali on-line come Strill.it e cartacei regionali. Facendo un salto indietro nel tempo, mostra loro l'adolescente che era: dichiarando di aver letto libri d'ogni genere, dalle autobiografie ai romanzi fantasy, durante le ore di filosofia (materia non particolarmente amata) e conservando ancora oggi i suoi generi musicali preferiti di allora quali il Jazz, il Blues e il Rap. Tornando al presente racconta della sua esperienza a Lampedusa come reporter, raccogliendo le testimonianze delle persone del posto e vivendo come loro e assieme a loro per circa un mese: "Ho visto persone disperate che non vogliono stare in Italia e alle quali non è concesso fermarsi in qualsiasi posto dell' Europa." dichiara, e mentre lo dice si percepisce un pò della sua emozione nel riportare alla mente certi ricordi. Chiudendo quest'argomento abbastanza forte e toccante, passa poi al dare ai più piccoli qualche dritta per quanto riguarda la scrittura nel campo giornalistico: accenna al trucco delle 5W e svela il suo segreto: "Quando devo scrivere un articolo immagino di doverlo raccontare a mia nonna." questo, spiega, lo fa essere chiaro e veloce nei concetti perchè è proprio la chiarezza il punto chiave di un articolo, e lui lo dimostra agli studenti con un video preso da YouTube nel quale un professore universitario americano sintetizza secoli di evoluzione dei paesi in soli dieci minuti. Terminate le due ore i ragazzi non esitano nel farsi una foto assieme a lui in modo da poter intrappolare per sempre quell'esperienza. -Debora François