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Fosse Ardeatine: il massacro che non avrà mai fine. Potrebbero essere tre cifre
qualunque, ma in realtà rappresentano il numero delle vittime del massacro
delle fosse Ardeatine . Il 23 Marzo 1944 a Roma, in Via Rasella, dei gruppi
partigiani preparano un
attentato contro un reparto delle truppe di occupazione tedesche per combattere
il nazifascismo. Questa
la goccia che fa traboccare il vaso. L’ azione rivoltosa causa un totale di 42
morti tra i soldati tedeschi
e, tragicamente, la vendetta da parte delle forze tedesche viene consumata nel
sangue. Appresa la
notizia Hitler, accecato dall’ira, parla di uccidere da trenta a cinquanta
italiani per ogni caduto tedesco, il feldmaresciallo
Kesselring dispone che sarebbe stato sufficiente eliminarne dieci. Il giorno
dopo si procede con
un rastrellamento di massa : detenuti comuni, ebrei, condannati a morte vengono
arrestati dalla polizia fascista
e condotti come carne da macello su dei camion al luogo scelto per l’eccidio,
ovvero le cave sulla via
Ardeatina. A gruppi di cinque le vittime scendono in gallerie buie, vengono
fatti inginocchiare e, mentre l’ufficiale
Priebke pronuncia i loro nomi, un colpo di pistola al collo mette fine alle
loro vite. L’esecuzione procede
e i cadaveri, ammassati uno sull’altro, arrivano a formare pile alte quasi due
metri. Priebke e Kappler
fanno esplodere l’ingresso della cava, lasciando che siano il silenzio e il mistero
ad avvolgere il crudo
ricordo di quel giorno, accompagnati da una sentenza finale : “L’ordine è stato
eseguito”. I familiari dei
caduti, così come il resto degli Italiani , verranno a conoscenza della
tragedia solo tre mesi dopo. I carnefici
avranno un destino ben diverso dalle loro vittime : Kappler riesce a evadere
dal carcere, Kesselring non
sconta la sua pena e viene addirittura preso come esempio dai nazisti bavaresi,
Priebke, fuggito a Bariloche,
muore a Roma alla veneranda età di cent’anni . Ecco come il cancro del
nazifascismo divora un ideale
fondamentale quale la libertà, ma è con le armi della memoria e del ricordo che
esso può essere sconfitto.
70 anni dopo, il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, insieme al
presidente del senato Grasso
e alla vicepresidente della camera Sereni, partecipa, deponendo una corona d’
alloro al mausoleo e sottolineando l’ importanza dell’ unità europea,al margine della celebrazione, dicendo: “Bisogna
sempre saper ricordare che la pace non è un regalo o addirittura un dato
scontato e per quel che riguardail
nostro e gli altri paesi europei è una conquista dovuta all’ unità europea, a
quel progetto europeo che oggi da varie parti si cerca di screditare”.
-Celeste
Gullì, Debora François, Riccardo Santostefano,Rosaria Tripodo, Wanda Mollica, Gaetano Moragas,Chiara Curatola, Nicolò Sergi, Maria Luisa Raffa.
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