In occasione dell'ultimo incontro del PON di quest'anno,abbiamo avuto l'opportunità di visitare la redazione del Quotidiano e di intervistare Giuseppe Baldessarro,famoso giornalista e scrittore.
Il blog degli studenti del Liceo Classico "Tommaso Campanella" di Reggio Calabria (PON-FSE C1)
Scrittori in erba
domenica 4 maggio 2014
giovedì 3 aprile 2014
Personaggi storici citati nel film della "iena" Pif.
GIOVANNI FALCONE
“La mafia non è affatto invincibile. E’ un fatto umano e come
tutti i fatti umani ha un inizio,e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna
rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può
vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini,ma impegnando in questa
battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.” Giovanni Salvatore Augusto Falcone (Palermo, 18 maggio
1939-Capaci,23 maggio 1992) è stato un magistrato italiano. Fu assassinato con
la moglie Francesca Morvillo e alcuni uomini della scorta nella strage di
Capaci ad opera di Cosa nostra. Assieme all’amico e collega Paolo Borsellino è
considerato uno fra gli eroi simbolo della lotta alla mafia in Italia a livello
internazionale.
PAOLO BORSELLINO
“Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla.
Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo
cambiare.” Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940- Palermo, 19
luglio 1992) è stato un magistrato italiano. Fu assassinato da Cosa nostra con
alcuni uomini della sua scorta nella strage di Via D’Amelio. E’ considerato uno
fra gli eroi simboli della lotta alla mafia in Italia a livello internazionale,
insieme all’amico e collega Giovanni Falcone.
PIO LA TORRE
Medaglia d’oro al merito civile
“Esponente politico fortemente impegnato nella lotta alla
criminalità organizzata di stampo mafioso, promotore della coraggiosa legge che
ha determinato una innovativa strategia di contrasto alla mafia, mentre era a
bordo di una vettura guidata da un collaboratore, veniva proditoriamente fatto
oggetto di numerosi colpi di arma da fuoco da parte di sicari mafiosi, perdendo
tragicamente la vita nel vile agguato. Fulgido esempio di elevatissime virtù
civiche e di rigore morale fondato sui più alti valori sociali spinti fino
all’estremo sacrificio.”
-30 aprile 1982,Palermo. Alle 09:20 del 30 aprile 1992, con una Fiat 131 guidata da Rosario Di Salvo,
Pio La Torre stava raggiungendo la sede del partito. Quando la macchina si
trovò in una strada stretta, una moto di grossa cilindrata obbligò Di Salvo,
che guidava, ad uno stop, immediatamente seguito da raffiche di proiettili. Da
un’auto scesero altri killer a completare il duplice omicidio. Pio La Torre
morì all’istante mentre Di Salvo ebbe il tempo di estrarre una pistola e
sparare alcuni colpi, prima di soccombere.
ROCCO CHINNICI
Nel 1975, giunto al grado di
magistrato di Corte d’Appello, fu nominato Consigliere Istruttore Aggiunto.
Dopo questo omicidio Chinnici ebbe l’idea di istituire una struttura collaborativa
fra i magistrati dell’Ufficio (poi nota come “ pool antimafia”).
Il primo grande processo alla
mafia,il cosiddetto maxi processo di Palermo, è il risultato del lavoro
istruttorio svolto da Chinnici.
Rocco Chinnici fu ucciso il 29
luglio 1983 con una Fiat 126 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione
ad opera del killer mafioso Antonino Madonia.
SALVO LIMA
Il 12 marzo 1992 insieme ad Alfredo
Li Vecchi,docente universitario, e Nando Liggio, suo collaboratore e assessore
provinciale, fu ucciso dai killer con tre colpi di pistola.
Nel 1998, nel processo per
l’omicidio Lima, vennero condannati all’ergastolo i boss mafiosi Salvatore
Riina, Francesco Madonia, Bernardo Brusca, Pippo Calò, Giuseppe Graviano,
Pietro Aglieri, Salvatore Montalto, Giuseppe Montalto.
Nel 1963, nel corso di un’indagine,
Lima ammise di conoscere superficialmente il boss mafioso Salvatore La Barbera.
Salvo Lima, che già all’epoca era comparso varie volte nelle relazioni della
Commissione Parlamentare Antimafia ed era stato oggetto di quattro richieste di
autorizzazioni a procedere nei suoi confronti per peculato, per interesse
privato e falso ideologico. Come afferma nel 1996 un test (l’ ispettore di
Polizia di Stato Salvatore Bonferraro) del processo a carico di Giulio Andreotti,
Lima fu in rapporti di affari con il costruttore Francesco Vassallo (uno dei
progettisti del <<sacco di Palermo>> ), come già documentato in
passato dagli atti della Commissione Parlamentare Antimafia.
Nel Settembre 1992 il collaboratore
di giustizia Tommaso Buscetta, rilasciò alcune dichiarazioni secondo cui il
padre di Lima era un affiliato alla cosca mafiosa di Palermo centro. Secondo la
sentenza del processo per l’ omicidio dell’ onorevole (emessa nel 1998), Lima
si attivò per modificare in Cassazione la sentenza del Maxiprocesso di Palermo
che condannava molti altri boss all’ ergastolo; tuttavia però il 30 Gennaio
1992 la Cassazione confermò gli ergastoli al Maxiprocesso e sancì la validità
delle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta: per queste ragioni Lima venne
ucciso, anche per lanciare un avvertimento all’ allora presidente del consiglio
Andreotti, che aveva firmato un decreto-legge che aveva fatto tornare in
carcere gli imputati del Maxiprocesso scarcerati per decorrenza dei termini e
quelli agli arresti domiciliari.
BORIS GIULIANO
Mancano 5 minuti alle 8 del mattino
del 21 Luglio 1979, quando il capo della Squadra mobile della Questura di
Palermo, Boris Giuliano, varca la soglia del portone di casa. Quel giorno il
sole è splendido. Arrivato sul marciapiede cammina diritto Giuliano, senza
voltarsi, senza guardarsi attorno. Con passo deciso si reca fin dentro il bar e
ordina un caffè ed un iris. Guarda il cassiere, accenna ad un sorriso con il
capo e si trova accanto un paio di avventori. Non ha nemmeno il tempo di bere
un caffè che il killer, bianco in viso, spara alla testa da una distanza
ravvicinata ed in seguito scappa aiutato dal complice. Muore così un
funzionario dello stato con l’ altissimo senso del proprio ruolo; soprannominato
dai suoi stessi collaboratori “lo sceriffo”, è stato un altro duro colpo alla
città di Palermo in quella sanguinosa ed orribile estate.
Boris Giuliano offre un "Iris" al piccolo Arturo in una scena del film: La mafia uccide solo d'estate. |
La Mafia uccide solo d'estate. L'esordio di Pif dietro la macchina da presa.
Il film narra le vicende di Arturo (interpretato dal bravissimo Pif), giovane
palermitano nato lo stesso giorno in cui i "corleonesi" presero il potere della
mafia siciliana. Da quel giorno, infatti, la sua vita
iniziò a camminare di pari passo alla mafia e ai suoi efferati delitti.Si innamora, sui banchi di scuola, della sua nuova
compagna di classe, Flora (interpretata da Cristiana Capotondi).Per conquistare
il suo cuore prende spunto da un'intervista impartita a Giulio Andreotti sul tema dell'amore
E ad ostacolare la loro futura storia sono proprio le vicende criminali. Arturo,allora,si vede costretto a fare i
conti con la mafia e, nonostante i politici affermino che 'essa non esista', la sua esperienza del contrario accresce di anno in anno
finchè eventi disastrosi non apriranno gli occhi all'intera
città rendendola cosciente di ciò che succede.
« - Ma la mafia ucciderà anche noi?-chiese Arturo terrorizzato e insonne.
- Tranquillo.-rispose il padre- Ora siamo d'inverno, la mafia uccide solo d'estate. >>
Questo film aiuta i ragazzi a far prendere coscienza del problema coinvolgendoli emotivamente. Le
conversazioni non sono per niente 'pesanti' piuttosto abbastanza scorrevoli e
le scene, sebbene non siano crude, presentano ironia mista a tragicità
alternando momenti comici e grotteschi.
Ha funzionato?
Sì, ha funzionato. Lo scopo principale era quello di colpire i giovani, e ci è
riuscito. E' riuscito a trasmettere il messaggio e ad incuriosirli sulla
situazione attuale e passata.
Wanda, Nina e Deborah
mercoledì 26 marzo 2014
24 Marzo 1944-Per ricordare le fosse ardeatine
Per ricordare tutto ciò che successe il 24 marzo del 1944,attraverso fotografie...
E attraverso video....
1)http://www.youtube.com/watch?
Daniela,Monica,Marina,Agnese,Gabriella,Irene.
La memoria come strumento di difesa della libertà
335.
Fosse Ardeatine: il massacro che non avrà mai fine. Potrebbero essere tre cifre
qualunque, ma in realtà rappresentano il numero delle vittime del massacro
delle fosse Ardeatine . Il 23 Marzo 1944 a Roma, in Via Rasella, dei gruppi
partigiani preparano un
attentato contro un reparto delle truppe di occupazione tedesche per combattere
il nazifascismo. Questa
la goccia che fa traboccare il vaso. L’ azione rivoltosa causa un totale di 42
morti tra i soldati tedeschi
e, tragicamente, la vendetta da parte delle forze tedesche viene consumata nel
sangue. Appresa la
notizia Hitler, accecato dall’ira, parla di uccidere da trenta a cinquanta
italiani per ogni caduto tedesco, il feldmaresciallo
Kesselring dispone che sarebbe stato sufficiente eliminarne dieci. Il giorno
dopo si procede con
un rastrellamento di massa : detenuti comuni, ebrei, condannati a morte vengono
arrestati dalla polizia fascista
e condotti come carne da macello su dei camion al luogo scelto per l’eccidio,
ovvero le cave sulla via
Ardeatina. A gruppi di cinque le vittime scendono in gallerie buie, vengono
fatti inginocchiare e, mentre l’ufficiale
Priebke pronuncia i loro nomi, un colpo di pistola al collo mette fine alle
loro vite. L’esecuzione procede
e i cadaveri, ammassati uno sull’altro, arrivano a formare pile alte quasi due
metri. Priebke e Kappler
fanno esplodere l’ingresso della cava, lasciando che siano il silenzio e il mistero
ad avvolgere il crudo
ricordo di quel giorno, accompagnati da una sentenza finale : “L’ordine è stato
eseguito”. I familiari dei
caduti, così come il resto degli Italiani , verranno a conoscenza della
tragedia solo tre mesi dopo. I carnefici
avranno un destino ben diverso dalle loro vittime : Kappler riesce a evadere
dal carcere, Kesselring non
sconta la sua pena e viene addirittura preso come esempio dai nazisti bavaresi,
Priebke, fuggito a Bariloche,
muore a Roma alla veneranda età di cent’anni . Ecco come il cancro del
nazifascismo divora un ideale
fondamentale quale la libertà, ma è con le armi della memoria e del ricordo che
esso può essere sconfitto.
70 anni dopo, il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, insieme al
presidente del senato Grasso
e alla vicepresidente della camera Sereni, partecipa, deponendo una corona d’
alloro al mausoleo e sottolineando l’ importanza dell’ unità europea,al margine della celebrazione, dicendo: “Bisogna
sempre saper ricordare che la pace non è un regalo o addirittura un dato
scontato e per quel che riguardail
nostro e gli altri paesi europei è una conquista dovuta all’ unità europea, a
quel progetto europeo che oggi da varie parti si cerca di screditare”.
-Celeste
Gullì, Debora François, Riccardo Santostefano,Rosaria Tripodo, Wanda Mollica, Gaetano Moragas,Chiara Curatola, Nicolò Sergi, Maria Luisa Raffa.
martedì 18 marzo 2014
Finalmente un vero giornalista!
All’ interno del nostro corso di giornalismo abbiamo avuto come ospite un giornalista in carne ed ossa: Francesco Creazzo. Ex studente del Liceo Classico, è ritornato fra le mura della struttura che ha contribuito alla sua formazione culturale.
Per rompere il ghiaccio abbiamo subito cercato di sapere quali sono state le sue prime esperienze nel campo giornalistico e lui ci ha raccontato di aver pubblicato una relazione personale a soli sedici anni su “L’ altra Reggio”, un giornale locale. La sua prima produzione fu nel 2008 su “Calabria Ora”; andò bene e continuò per due anni a scrivere per questo giornale, in seguito, per altri due anni, si dedicò alla scrittura online, in particolare su Strill.it, finchè non andò via da Reggio. Successivamente ci ha confessato che, soprattutto durante le ore di filosofia, sotto il banco, ai tempi del ginnasio e del liceo, leggeva di tutto: romanzi, biografie… era anche appassionato di fantasy e lo è tutt’ ora, infatti considera la scrittura fantasy come un esercizio di scomposizione e ricomposizione della realtà. E’ stato anche rimandato due volte in matematica, questo spiega anche la sua scelta di aver seguito studi giornalistici. Alla domanda postagli, se il greco gli fosse servito a qualcosa dopo il liceo, ha risposto che gli ha sicuramente reso più facile leggere ed ha anche confermato la teoria che afferma le materie classiche strumenti per aprire la mente. Si è soffermato su questo argomento facendoci passare il significato e l’ importanza di avere una formazione e un’ istruzione le quali ci fungono come una sorta di bussola in tutto quello che facciamo. Nell’ ambito delle lingue classiche, ci ha fatto l’ esempio di quello che è successo non molto tempo fa ad una giornalista che lavorava alla redazione nazionale: Giovanna Chirri. Essa infatti ascoltando nella stanza vaticana il discorso in latino del Papa ai vari cardinali, fu la prima a dare la notizia delle dimissioni dello stesso, precedendo di un ora tutti gli altri giornalisti. Il segreto di questo tempismo fu proprio la sua conoscenza nell’ ambito delle lingue classiche. Ha parlato inoltre della sua esperienza nell’ AGI (Agenzia Internazionale) e ha confessato che lavorare nella redazione nazionale è stimolante, ma noioso. Essendo fonte primaria delle notizie , ci sono tempi di produzione molto rapidi, per questo bisogna essere molto preparati ed efficienti. Fondamentalmente le agenzie si occupano dei canali ufficiali, invece i giornalisti delle redazioni normali vanno per le strade a sentire il giudizio della gente e ad esaminare le notizie con i propri occhi, proprio perché un giornalista non si può permettere di avere preferenze fra le notizie ed è un tuttologo. Ritornando al passato, molto commosso, ci ha raccontato di esser stato a Lampedusa, di aver visto persone disperate e che non hanno nessuna voglia di stare in Italia e ci ha fatto conoscere una triste realtà quale la ragione per cui queste persone non possono andare dove vogliono: “La carta di Dublino”. Ha sottolineato la differenza tra immigrato economico (colui che va via dal suo paese per cercare lavoro o per aprire un attività commerciale) e rifugiato (colui che scappa dalla propria patria a causa della guerra o del razzismo e va appunto a rifugiarsi altrove in condizioni disagiate). La sua conclusione, che è anche realtà purtroppo, è che le merci sono libere di circolare e gli uomini no. Ad una domanda sul suo genere musicale preferito ha risposto che ascolta molto la musica nera: jazz, soul, ragge, rap ecc.. Infine ci ha svelato alcuni trucchi per diventare giornalista e per scrivere degli articoli che prendano il lettore. Il suo trucco personale è quello che mentre scrive immagina di parlare al telefono con sua nonna, infatti un giornalista (soprattutto online) deve essere diretto, artigianale e semplice, perciò se riesce a farsi capire da sua nonna, il messaggio arriverà chiaro a tutti. Un altro metodo, quello più diffuso, è quello delle cinque “W” ed inoltre sul Web di solito l’ attacco dell’ articolo (incipit) deve essere molto chiaro e riassumere tutto il contenuto in poche righe.
Alla fine dell’ incontro ci ha fatto vedere un piccolo video su Youtube di Hans Rosing che rappresentava un grafico della crescita di tutti i paesi del mondo da un po’ di anni a questa parte. Con questa scusa ha aperto una piccola parentesi sui mass media e sui vari linguaggi e i vari mezzi di comunicazione. Non ci abbiamo pensato due volte quando ci è stato proposto di farci una foto con lui ed abbiamo immortalato quel fantastico momento tutti insieme.
-Riccardo Santostefano 18/03/2014
Per rompere il ghiaccio abbiamo subito cercato di sapere quali sono state le sue prime esperienze nel campo giornalistico e lui ci ha raccontato di aver pubblicato una relazione personale a soli sedici anni su “L’ altra Reggio”, un giornale locale. La sua prima produzione fu nel 2008 su “Calabria Ora”; andò bene e continuò per due anni a scrivere per questo giornale, in seguito, per altri due anni, si dedicò alla scrittura online, in particolare su Strill.it, finchè non andò via da Reggio. Successivamente ci ha confessato che, soprattutto durante le ore di filosofia, sotto il banco, ai tempi del ginnasio e del liceo, leggeva di tutto: romanzi, biografie… era anche appassionato di fantasy e lo è tutt’ ora, infatti considera la scrittura fantasy come un esercizio di scomposizione e ricomposizione della realtà. E’ stato anche rimandato due volte in matematica, questo spiega anche la sua scelta di aver seguito studi giornalistici. Alla domanda postagli, se il greco gli fosse servito a qualcosa dopo il liceo, ha risposto che gli ha sicuramente reso più facile leggere ed ha anche confermato la teoria che afferma le materie classiche strumenti per aprire la mente. Si è soffermato su questo argomento facendoci passare il significato e l’ importanza di avere una formazione e un’ istruzione le quali ci fungono come una sorta di bussola in tutto quello che facciamo. Nell’ ambito delle lingue classiche, ci ha fatto l’ esempio di quello che è successo non molto tempo fa ad una giornalista che lavorava alla redazione nazionale: Giovanna Chirri. Essa infatti ascoltando nella stanza vaticana il discorso in latino del Papa ai vari cardinali, fu la prima a dare la notizia delle dimissioni dello stesso, precedendo di un ora tutti gli altri giornalisti. Il segreto di questo tempismo fu proprio la sua conoscenza nell’ ambito delle lingue classiche. Ha parlato inoltre della sua esperienza nell’ AGI (Agenzia Internazionale) e ha confessato che lavorare nella redazione nazionale è stimolante, ma noioso. Essendo fonte primaria delle notizie , ci sono tempi di produzione molto rapidi, per questo bisogna essere molto preparati ed efficienti. Fondamentalmente le agenzie si occupano dei canali ufficiali, invece i giornalisti delle redazioni normali vanno per le strade a sentire il giudizio della gente e ad esaminare le notizie con i propri occhi, proprio perché un giornalista non si può permettere di avere preferenze fra le notizie ed è un tuttologo. Ritornando al passato, molto commosso, ci ha raccontato di esser stato a Lampedusa, di aver visto persone disperate e che non hanno nessuna voglia di stare in Italia e ci ha fatto conoscere una triste realtà quale la ragione per cui queste persone non possono andare dove vogliono: “La carta di Dublino”. Ha sottolineato la differenza tra immigrato economico (colui che va via dal suo paese per cercare lavoro o per aprire un attività commerciale) e rifugiato (colui che scappa dalla propria patria a causa della guerra o del razzismo e va appunto a rifugiarsi altrove in condizioni disagiate). La sua conclusione, che è anche realtà purtroppo, è che le merci sono libere di circolare e gli uomini no. Ad una domanda sul suo genere musicale preferito ha risposto che ascolta molto la musica nera: jazz, soul, ragge, rap ecc.. Infine ci ha svelato alcuni trucchi per diventare giornalista e per scrivere degli articoli che prendano il lettore. Il suo trucco personale è quello che mentre scrive immagina di parlare al telefono con sua nonna, infatti un giornalista (soprattutto online) deve essere diretto, artigianale e semplice, perciò se riesce a farsi capire da sua nonna, il messaggio arriverà chiaro a tutti. Un altro metodo, quello più diffuso, è quello delle cinque “W” ed inoltre sul Web di solito l’ attacco dell’ articolo (incipit) deve essere molto chiaro e riassumere tutto il contenuto in poche righe.
Alla fine dell’ incontro ci ha fatto vedere un piccolo video su Youtube di Hans Rosing che rappresentava un grafico della crescita di tutti i paesi del mondo da un po’ di anni a questa parte. Con questa scusa ha aperto una piccola parentesi sui mass media e sui vari linguaggi e i vari mezzi di comunicazione. Non ci abbiamo pensato due volte quando ci è stato proposto di farci una foto con lui ed abbiamo immortalato quel fantastico momento tutti insieme.
-Riccardo Santostefano 18/03/2014
lunedì 17 marzo 2014
Faccia a Faccia con Francesco Creazzo, giornalista, già studente del Campanella.
Francesco Creazzo, giovane giornalista, lunedì 10 marzo è tornato nel suo
Il giornalista Creazzo ospite al Campanella |
La scrittura come ricerca della Libertà. Recensione del film Freedom Writers.
Freedom Writers, film assolutamente da vedere! Il Film è tratto da una storia vera , prodotto nel 2007 dal regista Richard LaGravenese, racconta la storia di una insegnante di letteratura alle prime armi alla quale viene affidato il suo primo incarico in una scuola molto "particolare" , la Wilson High School di Long Beach.
L'entusiasmo iniziale di Erin Gruwell, felice del nuovo posto di lavoro, viene meno molto presto. La classe infatti è diversa da quello che lei si aspettava, lo studio non è fra le priorità dei ragazzi, composta da studenti di colore che condividono anche lo stesso tragico destino, ragazzi che crescono tra scontri fra gang, risse, furti, scontri armati, una realtà dura che non si può cambiare.
Ma Erin si dimostrerà una insegnante diversa, si scontrerà con il marito, mettendo in crisi anche il proprio matrimonio e scontrandosi con il padre, pur di aiutare i ragazzi ad aprirsi con lei, mettendoli al primo posto.
La professoressa non si sofferma sul programma scolastico, se non in un primo momento, il disinteresse degli alunni la spingerà a cercare di capirli e per farlo loro devono potersi aprire e fidarsi di lei.
Le scene si svolgono principalmente a scuola, quella più significativa è stato il momento in cui i ragazzi consegnano i diari personali all'insegnante, lasciandosi "leggere" , raccontando la loro storia.
Un momento importante del film è la lettura del diario di Anna Frank, una storia di discriminazione razziale, simile sotto molti punti di vista a quella degli alunni.
Un film ricco di emozioni intense, da vedere, per scoprire una società che non tutti conosciamo, una realtà comunque non molto distante da noi.
Aurora, Chiara, Gabriella, Maria Luisa, Sissi, Annalaura.
Alla scoperta degli Scrittori della Libertà.
Scheda tecnica
Titolo: Freedom Writers
Anno: 2007
Genere: Drammatico
Durata: 118 minuti
Regia : Richard LaGravenese
Casa di produzione : Paramount Pictures
“Ogni voce che dice che non puoi farlo, deve tacere, ogni
voce che dice che non ce la fai, deve sparire.”
Questo è l’insegnamento dato da una donna che impiega la
maggior parte delle sue forze e del suo tempo nell’istruire dei ragazzi con
vite segnate dal dolore e dalla sofferenza fin dalla nascita. La storia,
realmente accaduta, si svolge in un quartiere di Los Angeles, Long Beach, dove
morti e feriti nella guerra fra gang rivali sono all’ordine del giorno. Per
salvare i suoi alunni da una realtà fin troppo dura per degli adolescenti, la
professoressa Gruwell trova un nuovo metodo per trasmetter loro i valori più
importanti e significativi . Prova a entrare nelle loro vite prima attraverso
la musica che ascoltano, il rap, poi consegnandogli un quadernetto dove poter
scrivere i loro pensieri, dubbi, emozioni, insomma, dove potersi raccontare.
Decide di far capire loro a cosa porta l’odio e la discriminazione messa in
atto tra membri di diverse gang,facendogli conoscere l’olocausto attraverso
incontri con i sopravvissuti. Questo suo tentativo viene ostacolato dall’amministratrice
delegata che non ha intenzione di fornire ciò che è necessario
all’apprendimento dei ragazzi. Ciò accade anche nelle nostre scuole, dove i
finanziamenti mancano e sono gli stessi docenti a doversi procurare il
materiale. Il film ci è piaciuto perché apre gli occhi ad una realtà fin troppo
sconosciuta, perché sottolinea la speranza e la fiducia che si deve infondere
negli studenti, propone una maniera differente di insegnare rispetto alla
solita spiegazione chilometrica dei docenti italiani. Tutti noi vorremmo una
prof.ssa come la Gruwell, che stimola e cattura l’attenzione e fa sì che gli
studenti si rechino a scuola con il sorriso sulle labbra. Una scena di forte
impatto emotivo che ci è piaciuta particolarmente è quella in cui un ragazzo
che era sempre stato in disparte, in silenzio, tanto da far dimenticare la sua
presenza in classe ad alcuni compagni, decide di leggere una pagina del suo
diario: provenendo da una famiglia povera e piena di problemi, egli definisce la classe della Gruwell come
un luogo da poter chiamare casa, in cui potersi esprimere e sentirsi libero. Consigliamo
vivamente la visione di questo film.
VOTO: 9.5
Daniela, Celeste, Marina, Giorgia, Nicolò, Antonio.
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